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La truffa di Altroconsumo – 4

Vittoria completa!
Oggi è arrivata l’ultima e-mail da Altroconsumo, con cui si conclude il braccio di ferro durato una settimana.
Ecco il testo:

Egregio Signore,
per quanto all’abbonamento alle pubblicazioni finanziarie, regolato con addebito in cc di EUR 28.06, è stato disposto il relativo rimborso come da specifica:
EUR 13.12 bonifico bancario valuta beneficiario 03.02.2006
EUR 14.94 bonifico bancario valuta beneficiario 27.01.2006.
Distinti saluti.

La truffa di Altroconsumo – 3

E siamo alla terza puntata.

A fronte delle mie lamentele è arrivata nei giorni scorsi una e-mail da Altroconsumo in cui mi comunicavano che avevano provveduto a inviarmi copia della cedola di adesione a SoldiSette e FondiComuni, sottoscritta e datata 16.10.2005, tratta dall’offerta promozionale nominativa inviatami nel mese di ottobre 2005.
Inoltre mi annunciavano un parziale rimborso di EUR 14.94 (su un totale di EUR 28.06) conteggiando solamente le riviste già inviate.

Ho atteso con impazienza la copia della cedola, e quando finalmente è arrivata, vi ho trovato sopra una mia firma ovviamente falsa, e un numero di telefono che non corrisponde al mio.

E così ho mandato l’ennesima e-mail.

Egr. sig. (omissis),

prima di risponderle ho atteso la copia della cedola di adesione, che è pervenuta in data odierna.
Come immaginavo è stata spedita da altri, che hanno falsificato la mia firma e indicato un numero di telefono diverso dal mio. L’indirizzo è ovviamente corretto in quanto prestampato.
Potrete agevolmente verificare da altre comunicazioni da me inviate ad Altroconsumo che la mia firma ha sempre una A "a spigolo" e una S iniziale in stile stampatello, mentre quella lì riportata ha una A rotonda e una S iniziale in corsivo.
Quanto al numero di telefono, è ancora più semplice verificarne la non corrispondenza. Basta telefonare.
Ciò detto, voglio escludere un comportamento scorretto da parte vostra e pensare che l’offerta promozionale inviata al mio indirizzo sia semplicemente finita in mano a qualcuno desideroso di farmi uno scherzo.
Non voglio discutere la scelta di Altroconsumo di attuare una politica di marketing delle sue pubblicazioni – oserei dire – aggressiva. Ne avete il diritto, come ogni altra azienda che è costretta a ragionare anche in termini di profitto.
Resta il fatto che potreste fare qualche controllo in più sulle adesioni che vi arrivano, ad esempio telefonando al sottoscrittore, dato che gli chiedete anche di indicare il suo numero telefonico.
Non facendolo, vi esponete al rischio di situazioni come quella che si è verificata in questo caso. Ma il rischio è e deve rimanere unicamente vostro, senza che ne debbano pagare le conseguenze gli altri.
In conclusione ribadisco che ritengo mio pieno diritto che mi venga riaccreditata la somma relativa alle riviste Soldi Sette da voi inviate al mio indirizzo, in quanto non sono mai state da me richieste, e pertanto vi chiedo nuovamente il rimborso della cifra complessiva di 28,06 euro anziché 14,94 euro come risulta dalla sua precedente e-mail.

E ora aspetto la loro risposta.

(continua)

La truffa di Altroconsumo – 2

Dicevo ieri che ciò che mi sta capitando ora è una roba pesantina.

Sono abbonato ad Altroconsumo da alcuni anni e pago la quota annuale di abbonamento tramite addebito RID (cioè domiciliato, come le bollette) sul conto corrente.
A novembre ha cominciato ad arrivarmi una nuova rivista settimanale, Soldi Sette, che NON avevo mai richiesto. All’inizio ho pensato ad una promozione, ma dopo qualche tempo è comparso un addebito sul mio conto corrente con causale Abbonamento ad Altroconsumo, per un importo di circa 28 €, mentre la quota di abbonamento annuale solitamente viene addebitata a gennaio (e ha un importo diverso, circa 99 euro).
Mi è sorto il dubbio che l’addebito derivasse non da Altroconsumo, ma da Soldi Sette, e di essere stato abbonato a quest’ultima rivista a mia insaputa.
Pertanto giorni fa ho scritto una e-mail all’ufficio abbonamenti di Soldi Sette, chiedendo chiarimenti e spiegando che non ero interessato alla rivista.
Ed ecco la risposta:

Caro Socio,
ho  ricevuto  in  questi  giorni  la  Sua  gentile  lettera  che ho letto con particolare attenzione.
Le confermo che  ho regolarmente  provveduto a sospendere la rivista/e da Lei specificata/e.
La informo, inoltre, che ho  predisposto il rimborso delle  copie non  ancora inviate presso il Suo  domicilio. A  breve  Le verra’ accreditata la quota di abbonamento non fruita, con  la stessa  modalita’ utilizzata per il pagamento dell’abbonamento.
La ringrazio  per la fiducia  accordata e mi auguro  di poterLa  annoverare a lungo tra i nostri soci.

A questo punto ho subito risposto, dicendogli che ritenevo di aver diritto al rimborso dell’intera somma versata (a mia totale insaputa!), e non solamente come da loro scritto alla cifra relativa alle copie non ancora inviate, in quanto, come già avevo chiarito, non avevo mai richiesto l’abbonamento alla rivista Soldi Sette.

Ho segnalato anche che ritenevo la cosa particolarmente grave, per almeno due motivi:

1. Non ho mai richiesto l’abbonamento alla rivista Soldi Sette e Fondi Comuni; devo pertanto dedurre di essere stato abbonato "d’ufficio" a mia totale insaputa, fatto che reputo non scusabile, specie per una rivista che si schiera dalla parte dei consumatori

2. Non ho mai autorizzato l’addebito su conto corrente di una rivista diversa da Altroconsumo, e pertanto ritengo gravemente scorretta la condotta dell’ufficio abbonamenti, che ha addebitato sul mio conto la cifra di € 28.06 senza mio assenso e senza alcuna comunicazione preventiva. E’ grave in particolare il fatto  che sulla causale dell’addebito sul mio conto corrente compaia la dicitura "Abbonamento ad Altroconsumo" e non "Abbonamento a Soldi Sette e Fondi Comuni"

Ma la vicenda non è ancora conclusa, quindi ci vorrà almeno un’altra puntata.

La truffa di Altroconsumo – 1

Questa vicenda è ancora in corso, quindi deve per forza essere narrata a puntate.
Riguarda Altroconsumo, rivista rivolta ai consumatori e paladina delle crociate a loro difesa, ma poi vittima delle stesse logiche commerciali che inducono le altre aziende a perpetrare trucchi e inganni a danno della clientela. Perché di azienda si parla.
Probabilmente un italiano su due riceve frequentemente da Altroconsumo inviti ad abbonarsi ad una delle numerose riviste del gruppo. E’ un’operazione di marketing come tante altre. Però già qui il comportamento riscontrato visionando uno degli inviti che erano giunti al mio indirizzo, non era, a parer mio, del tutto irreprensibile. Lascio comunque a chi mi legge giudicare.

Avendo ricevuto l’ennesimo plico contenente l’offerta di prova gratuita Salutest, mi ero voluto togliere lo sfizio di analizzare la tipologia di offerta. A prima vista appariva simile a tantissime altre che riempiono la buca delle lettere promettendo regali di benvenuto, prove gratuite e cose del genere. Sono ormai solito diffidare, e vado a controllare che non ci sia dietro nessun obbligo di acquisto mascherato da regalo.
E proprio questa offerta si rivelava tra le più capziose: attirando l’occhio su ben due regali, si proponeva la prova gratuita, e in nessun punto dei numerosi depliant allegati si chiarivano i termini precisi dell’offerta. Soltanto nel buono di prova gratuita si leggeva la noticina, ovviamente in corpo 4 come nei peggiori contratti capestro, con scritto i regali saranno inviati a pagamento avvenuto. Se non paghi, niente regalo! E invece chissà quanti si illudono di vedersi recapitare i premi gratuitamente, senza nessun obbligo di acquisto. Le modalità di adesione all’offerta, e di consegna del premio erano assolutamente poco chiare.
Deciso a farmi sentire, mandai all’epoca una lettera di protesta all’editrice, che non solo non è mai stata pubblicata sulla rivista, ma non ha mai provocato una risposta da parte loro.

Ben poca cosa, in ogni caso, rispetto a ciò che sta accadendo in questi giorni, e che mi riprometto di narrare fedelmente nei prossimi post.

Proposta indecente

All’inizio non avevo dato importanza alla cosa, dicevo: ci sarà la solita smentita, come d’altronde è già successo. Ma la realtà ha superato ogni previsione.

Antefatto: si stanno moltiplicando le iniziative parlamentari per "regolamentare" la Rete.
Ci aveva già provato nel 2007 il deputato Levi, guardacaso giornalista, con una proposta (subito soprannominata Ammazzablog) risalente ancora alla scorsa legislatura che, se approvata, avrebbe costretto i tutti i blogger ad iscriversi al ROC (Registro degli Operatori della Comunicazione). La proposta è stata ripresentata nel giugno 2008.
Poi è stato il turno del Senatore D’Alia con l’emendamento 50 bis al DDL 733 in materia di sicurezza denominato Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet, che se attuato porterebbe alla chiusura di portali come YouTube o Facebook (godetevi l’intervista di Gilioli a D’Alia sull’argomento.)
In mezzo c’è stata la proposta forse più seria messa sul tavolo finora, scritta dall’onorevole Cassinelli in collaborazione con una buona rappresentanza della blogosfera italiana, la cosiddetta Salvablog.
Ma c’è stato anche Luca Barbareschi, famoso attore ed ora anche politico, con un’iniziativa (DDL 2188) che si occupa prevalentemente di diritti d’autore e pirateria digitale e che era stata inizialmente attribuita alla SIAE. Proprio la vicenda di questa attribuzione, arrivata da Altroconsumo e poi smentita dalla SIAE stessa (come già raccontato in questo post) era stata a suo modo istruttiva: perché l’attribuzione arrivava dall’aver spiato nelle proprietà del file messo on-line, che alla voce "autore" conteneva l’unica parolina "siae". Ma un buon editor esadecimale è certamente in grado di modificare quella proprietà del file, che Altroconsumo aveva messo online senza dichiararne la fonte. Poi l’outing di Barbareschi aveva posto fine al caso.
Fine del lungo antefatto.

A questo punto è entrata – è il caso di dirlo – prepotentemente in scena Gabriella Carlucci, soubrette passata al duro mestiere di onorevole, che il 3 marzo ha presentato la sua proposta, 4 articoli che il noto avvocato Guido Scorza, esperto di legislazione su Internet, ha ridicolizzato in un commento dal titolo eloquente, uscito su Punto Informatico: Vogliono chiudere la Rete. Scorza tra le altre cose faceva notare che, come nel caso SIAE-Barbareschi, le proprietà del file messo in Rete palesavano un autore diverso, tal Guido Rossi presidente di Univideo (associazione di categoria che raduna le majors dell’home-video, evidentemente molto interessate a regolamentare la Rete per difendere i propri enormi interessi economici). Doveva arrivare una smentita dagli interessati, non poteva andare diversamente…e invece la Carlucci, sgamata, ha candidamente ammesso la complicità di Rossi, provando a difendersi con affermazioni che l’hanno gettata ancor più nel ridicolo: la proposta di legge sarebbe una risposta al grave problema della pedofilia su Internet (ma nel testo di legge non vi è assolutamente traccia di ciò, è solo una norma contro la pirateria online): la vera e reale finalità della mia iniziativa, al contrario di quanto maliziosamente riportato, si evidenzia dal fatto che i due documenti recano titoli inequivocabili: pedo_relazione e pedo_proposta. Ci hanno provato in tanti, a trovare quei due nomi, ma non c’è riuscito nessuno. E’ probabile che ve ne sia traccia solo nella memoria ahimé molto volatile della soubrette. Rossi, dal canto suo, ha affermato che la sua collaborazione era a titolo personale, fruendo del tempo libero ed utilizzando un laptop che ha lasciato nel file la firma Univideo. L’apporto sarebbe stato però privato e volontario (nonché a titolo gratuito), dissociato dalle funzioni professionali. Caso strano però, perché pochi giorni prima ad un convegno in cui rappresentava proprio Univideo aveva affermato testualmente che Internet non serve all’umanità. Cicero pro domo sua.

Nota a margine: la Carlucci non è nuova ad uscite che la rendono antipatica. I commenti alle sue affermazioni uscite il novembre scorso in merito al proprio stipendio da parlamentare (è troppo basso!) non erano proprio zeppi di carinerie.

Aggiornamento: Guido Scorza su Punto Informatico del 18 marzo riporta e commenta le ultime novità sulla vicenda: la Carlucci ha inviato (ancora!) un file in allegato alla e-mail di risposta alle critiche che l’avevano sommersa nei giorni precedenti e il testo (peraltro pieno di luoghi comuni e contraddizioni) risulta un copia e incolla fedele di un post preso da un sito di cui non cita neanche l’autore. Fra l’altro vi si legge:

E’ stato detto che la proposta di legge avanzata dall’On.Carlucci di vietare l’anonimato su Internet tende a mascherarsi dietro alla pedofilia, ai reati di diffamazione (sempre più frequenti) e ad altri reati, ma che in effetti è studiata per difendere il Diritto d’autore e punire chi illegalmente scarica dalla rete opere coperte da tale Diritto. Bene, e se così fosse cosa ci sarebbe di strano?

Di strano c’è che le bugie non si dicono, soprattutto nell’esercizio del proprio ruolo di parlamentare.

Ma perché la signorina in questione non si ritira in buon ordine e, soprattutto, la smette di pubblicare file di dubbia provenienza?

Classifica di gennaio

Consueto appuntamento con il meglio del mese passato.

5. Quella tazza di té

Le smentite non sono un’esclusiva dell’italico suolo. Alex Wissner-Gross, docente di fisica ad Harvard, l’11 gennaio dalle pagine del Times annuncia che due ricerche su Google provocano un’emissione di CO2 pari alla bollitura di una tazza da té. Salvo poi smentire parzialmente le affermazioni attribuitegli dal giornale. Sprecata una buona occasione per fare informazione sui reali problemi ambientali.

4. Mai detto nulla del genere! Parola di SIAE

Altroconsumo pubblica il 23 gennaio sul suo sito un documento, arrivatogli chissà come, di una proposta di legge che sarebbe stata formulata dalla SIAE in materia di guerra alla pirateria informatica. La cosa grave è che pochi giorni prima, il 14 gennaio, il neonato Comitato Tecnico contro la pirateria digitale e multimediale aveva annunciato che, nella formulazione del nuovo disegno di legge, avrebbe ascoltato tutte le parti in causa, in particolare il popolo della Rete. La SIAE detta le sue regole? Sulla questione è venuto fuori un piccolo giallo. SIAE infatti il 27 gennaio ha smentito di aver prodotto quel documento, e Altroconsumo ha ribattuto che nelle proprietà del file compare il nome del possessore della licenza, SIAE appunto. Peccato che non sia difficile, per un informatico, modificare a proprio piacimento quella proprietà.

3. Il rosso alla truffa dei semafori

Vi ricordate la storia dei semafori truccati, con il giallo che diventava subito rosso per ingrassare le casse comunali: i carabinieri hanno arrestato Stefano Arrigetti, amministratore unico delle Kria srl, con sede a Desio (Milano) inventore del sistema. La frode attribuitagli non è l’aver emesso apparecchiature truffaldine, che anzi erano omologate dal Ministero, ma averle governate con un software (non omologato) che permetteva di "correggere" le tempistiche semaforiche.

2. Orsù, dimettiti!

Per chi non lo sapesse c’è un senatore del Pdl, Nicola Di Girolamo, eletto all’estero, che al momento della sua candidatura ha dichiarato la residenza in Belgio, in una via che – si è saputo poi per via del ricorso del primo dei non eletti – proprio non esiste. Il 29 gennaio il Senato si pronuncia contro la sospensione del voto. E voi pensate che il senatore si sia dimesso? Che qualcuno gli abbia chiesto di dimettersi? Orsù, siamo in Italia!

1. Heidi

Ma che bella storiella! Di quelle che mandano in visibilio i giornalisti a corto di idee. Il 19 gennaio compare su Youtube il video di Heidi, una stupenda ragazza australiana che si è innamorata perdutamente di un Cenerentolo incontrato al bar. Il quale stavolta non ha perso la scarpetta, ma addirittura una giacca. Ci credono in pochi, anzi qualcuno preannuncia già quello che si rivelerà il deludente finale, ma tant’è: la vicenda fa il giro del mondo. E così due giorni dopo si scopre che la tipa, tutt’altro  che ingenua, era stata assoldata da alcuni fantasiosi creativi di un’agenzia pubblicitaria, a cui un’azienda di giacche aveva commissionato il lancio della nuova linea per uomo.

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